I maestri del dolore. Ritratti di famiglie post-moderne nello studio dello psicologo scolastico |
Giovedì 06 Gennaio 2011 18:04 |
Autore: Franco Nanni
Franco Nanni ci regala un libro chiaro e semplice, alla portata di tutti, ma piacevolmente intenso. Ci offre quello che sempre meno scritti, oggi, nella società del tutto e subito, dello stimolo-risposta, dei consigli per tutti ci sanno dare, cioè una modalità di pensiero, uno stimolo di riflessione. Non pareri prêt-à-porter, buoni il più delle volte ad evitare di ragionare, di soffermarsi sull’origine del problema e della sofferenza.
Naturalmente, questo lavoro è molto più complesso rispetto al dare soluzioni precostituite, etichette, esercizi, ma è fondamentale per dare un senso a quanto si sta vivendo, rimettendo in moto la macchina evolutiva. Vengono trattati diversi temi in questo scritto, ma vi si trova sempre, esplicitamente o implicitamente, il dolore come Leitmotiv, poiché ogni conquista ne richiede una parte, piccola o grande che sia. Anche l’apprendimento del bambino a scuola, pur nei suoi migliori aspetti, non può prescindere da esso. In un certo qual modo, potremmo dire che senza fatica non vi è conoscenza. Eppure, nel migliore dei casi, tale sofferenza è controbilanciata da un’innata tendenza all’esplorazione e alla curiosità che spinge in avanti, a meno che non ci sia qualcuno dedito a demolire il gusto della scoperta dei bambini, focalizzandosi principalmente sul risultato che deve essere conseguito, senza domandarsi cosa realmente motivi e guidi il suo comportamento. Se si trasforma la scuola in una lista di nozioni da apprendere meccanicamente e l’alunno in una sorta di macchina da programmare (chissà perché, mi viene alla mente un recente spot pubblicitario di un’automobile che recita: “senza cuore, saremmo solo macchine”), allora abbiamo perso la sfida più importante, di aiutare il bambino a crescere per quello che è, aiutarlo a sviluppare le potenzialità che, istintivamente, sarebbe portato a realizzare spinto dal motore della curiosità. Non senza il dolore e la fatica, naturalmente. In queste centoquaranta pagine, Nanni spazia con nonchalance fra citazioni musicali, letterarie, scientifiche, riflessioni personali, culturali, storiche, sociali e psicologiche, regalando innumerevoli spunti; sono tocchi di colore, non quadri completi, proprio perché lo scopo è aiutare a riflettere, non dare risposte precostituite. E come filo rosso, che emerge con continuità per tutto il libro, la teoria dell’attaccamento; forse non a caso, visto che è proprio un settore nato dalla combinazione di psicologia, psicoanalisi, biologia, etologia, cibernetica e scienza cognitiva e quindi ben rappresenta questa modalità integrativa fra diversi settori della cultura e della scienza che si ritrova anche in tale opera. Questo è un libro per tutti: insegnanti, genitori, psicologi, educatori, ma anche per gli allievi, volendo. Perché “in linea di principio, le risposte non dovrebbero trovar posto in queste pagine, che si propongono più di raccontare che di spiegare”. |